La terapia orale di Gedeon Richter a base di Relugolix (GnRH antagonista 40mg), estradiolo (E2, 1 mg) e noretisterone acetato (NETA, 0,5 mg), indicata nelle donne adulte in età fertile per il trattamento sintomatico dell’endometriosi, è ora rimborsata dal SSN.
La terapia – che aveva già ottenuto la rimborsabilità per il trattamento dei sintomi da moderati a severi dei fibromi uterini – è il primo prodotto di una nuova classe di farmaci per il trattamento dell’endometriosi in Europa, studiato per offrire un corretto bilanciamento tra efficacia terapeutica e sicurezza clinica.
L’antagonista del GnRH, che induce miglioramenti nel dolore endometriosico, è associato all’add-back therapy, che riduce al minimo gli effetti collaterali tipici degli stati ipoestrogenici, in un’unica compressa da assumere una volta al giorno. Con effetto contraccettivo garantito già dal primo mese di trattamento.
L’endometriosi
In Italia è affetto da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva; la patologia interessa circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficoltà a concepire.
“Il dolore è il sintomo più comune e grave dell’endometriosi e si manifesta principalmente come dismenorrea, dispareunia profonda, dischezia, dolore pelvico cronico non mestruale (NMPP)” – spiega Antonio Maiorana, Direttore U.O.C. di Ginecologia e Ostetricia presso A.R.N.A.S. Ospedale Civico Palermo – Il dolore può non essere pelvico (ad esempio lombare, addominale alto, toracico) ma generalmente è sincrono con il ciclo mestruale”.
“Le pazienti affette da endometriosi – continua Maiorana – possono presentare anche altri sintomi, come infertilità, sanguinamento uterino abbondante e irregolare, astenia e spossatezza, urgenza e frequenza minzionale e disturbi dell’alvo. L’impatto della malattia può essere devastante e incidere, anche quotidianamente, sulla qualità di vita, sul lavoro, sulle relazioni affettive fino a condizionare negativamente il benessere psichico e sociale delle pazienti.”
Come funzione la terapia orale di Gedeon Richter
“L’endometriosi è una malattia infiammatoria cronica, estrogeno dipendente e gran parte delle complicanze ad essa correlate è conseguente all’iperestrogenismo relativo che caratterizza questa malattia – osserva Michele Vignali, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia presso l’Università degli Studi di Milano – Il Relugolix, un antagonista dell’ormone ipotalamico GnRH, si lega in maniera competitiva ai recettori ipofisari del GnRH, determinando una riduzione dose-dipendente dei livelli di gonadotropine e la conseguente soppressione della produzione ormonale ovarica di estrogeni e progesterone, garantendo anche un’azione contraccettiva”.
“La terapia combinata – prosegue Vignali – agisce efficacemente sulla riduzione dei sintomi (dismenorrea, dolore pelvico non-mestruale e dispareunia) riducendo l’eccesso di estrogeni, ma contestualmente permette di mitigare gli effetti collaterali da ipoestrogenismo conseguenti alla ridotta produzione ormonale ovarica indotta dall’antagonista. Pertanto, i livelli sistemici di estradiolo sono mantenuti stabili, nei range fisiologici della prima fase follicolare del ciclo mestruale, evitando i fenomeni di riassorbimento osseo e la manifestazione dei sintomi vasomotori. L’associazione dell’antagonista (Relugolix) con la terapia ormonale (estradiolo 1mg e NETA 0.5 mg) consente pertanto un impiego del farmaco a lungo termine, condizione indispensabile nel trattamento di una patologia cronica come l’endometriosi. Inoltre, la presenza del progestinico (0.5 mg di NETA) evita la comparsa dell’iperplasia endometriale, possibile effetto secondario dell’azione estrogenica.”
Gli studi Spirit
Nei due studi replicati Spirit 1 e Spirit 2 la terapia ha portato a una significativa riduzione progressiva del dolore mestruale (dismenorrea) e pelvico non mestruale (NMPP) cronico, che si è mantenuta fino a 52 settimane nell’estensione a lungo termine in aperto. Si riduce anche il consumo di analgesici: il 56,1 % delle donne che assumono la terapia non ne fa più uso a 24 settimane di trattamento.
Questi studi dimostrano inoltre che la terapia ha migliorato sensibilmente la dispareunia e ha fatto registrare un impatto positivo sulla vita quotidiana delle pazienti: alla settimana 24, l’interferenza del dolore nelle attività quotidiane è ridotto rispetto al placebo (valore EHP-30: -33,8 vs -18,7).
Sul profilo della sicurezza della terapia interviene Ludovico Muzii, Ordinario Ginecologia ed Ostetricia presso Università “Sapienza” di Roma: “L’incidenza di sintomi vasomotori e l’incidenza complessiva di eventi avversi (gravi e non gravi) – spiega Muzii – è risultata sovrapponibile nei gruppi della terapia e del placebo (studi Spirit 1 e Spirit 2). Uno studio di estensione ha monitorato le pazienti per un periodo fino a 24 mesi, registrando una variazione minima rispetto al basale nella densità minerale ossea nel periodo di trattamento di 104 settimane (<1%), confermando la stabilità della BMD e la buona tollerabilità del trattamento nel lungo termine. I benefici clinici, come la riduzione del dolore e il miglioramento della qualità della vita, sono stati mantenuti nel tempo.”
La sicurezza sul metabolismo osseo, la bassa incidenza di effetti avversi, comunque lievi, il miglioramento costante dei sintomi, insieme alla facilità d’uso del farmaco che favorisce la compliance, candidano la terapia all’utilizzo in una fascia molto ampia di donne, rendendola un’opportunità terapeutica unica per i clinici che cercano una soluzione efficace e sicura per gestire i sintomi dell’endometriosi a lungo termine.